lunedì 21 dicembre 2009

il business dei piccioni

(In questi giorni ho in testa i piccioni, chissà perché...).

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Il posto che amo di più a parigi è il mercatino dei fiori sull'île de la cité, proprio vicino a notre-dame: uscire in primavera dalla stazione della metro 4 che dà sulla piazza ad esso antistante significa essere investiti da un fortissimo profumo di lavanda, da una luce bellissima e da un'atmosfera di pollini e polveri floreali davvero inebriante (tranne che per chi soffre di allergia, ok: scusate l'indelicatezza).
Questo tutti i giorni della settimana...tranne la domenica, giorno in cui - come ho scoperto per caso durante una passeggiata domenicale raggiungendo il mercatino per comprare un vaso ad aurelia, la mia gardenia - il mercatino dei fiori si trasforma in un mercatino degli uccelli.
Ce ne è di tutti i tipi: pappagallini irrequieti e litigiosi, pulcini, colombe, paperelle di vari colori e dimensioni e...piccioni.
Prima di soffermarmi sugli aspetti curiosi e sollevare tutti gli interrogativi che, riguardo ad essi, affliggono ele e me, vorrei spendere due parole sulla triste circostanza che ho riscontrato tornando di domenica in domenica a visitare il mercatino: si tratta della valutazione del pulcino.
A dire il vero inserisco questo excursus sui pulcini - in un post il cui titolo inneggia ai piccioni - anche per far loro dispetto, dopo che l'altra sera hanno bombardato la povera ele, che passeggiava insieme con me sotto gli alberi sul lungotevere, non diciamo come non diciamo dove non diciamo quanto. Che schifosi.
Tornando ai più docili pulcini, la prima volta che andai al mercatino di domenica era pieno di gabbiette-vetrine in cui venivano venduti dei pulcini di pochi giorni: il prezzo di vendita era di due euro a pulcino. Se non fosse sgradevole dire una cosa simile di una creatura vivente verrebbe da commentare che te li tirano proprio dietro.
Poveri pulcini, che brutta immagine...
La domenica successiva, ricapitando al mercatino e tornando a salutare i pulcini, trovai questi ultimi piuttosto incicciottiti e un po' più piumosi, e mi toccò constatare che il prezzo...era salito a tre euro. Dopo qualche altra settimana, nel momento in cui questi poveretti erano diventati dei veri e propri polletti, il loro valore si attestava intorno ai cinque euro. Che tristezza.
Questa osservazione mi ha messo molta malinconia. Le creature viventi dovrebbero avere sempre lo stesso valore - grandi o piccole che siano - e questo dovrebbe essere inestimabile. Non ci dovrebbe proprio essere modo di quantificare un prezzo e di scriverlo su un foglietto.

Ma torniamo ai piccioni.
Parlando con ele della curiosa osservazione, la mia pragmatica amichetta mi ha chiesto: ma a quanto vendono un piccione? No, perché qua c'è da arricchirsi! Con tutti i piccioni in cui incappiamo quotidianamente a roma sai quanti soldi potremmo fare?!
Diciamoci la verità, la domanda è più che lecita.
Ele ha proseguito: scusa, silvietta, supponiamo (e qui è partito il gedanken) che un piccione costi, che so, cinque euro (stima basata sulla valutazione del pulcino): se noi ci presentiamo come grossiste di piccioni e li vendiamo ai venditori al dettaglio, che so, al 50% del prezzo di mercato, ogni 100 piccioni ci sono da guadagnare 250 €! Ti sembrano pochi?
Allora abbiamo cominciato a discutere gli aspetti pratici, supponendo di rifornire i nostri magazzini catturando i piccioni a roma (il trasporto a parigi è un dettaglio che dovremo valutare, ma se questi fossero sufficientemente intelligenti potrebbero pure arrivarci da soli) e, a tal proposito, ho provato ad obiettare ad ele che non è facile catturare un piccione: per quanto stupido possa essere esso può pur sempre volare, e quindi ha comunque una possibilità di fuga in una dimensione a noi, ahimé, inaccessibile.
Ele ha insistito dicendo che secondo lei la cattura sarebbe più semplice del previsto.
Non so, ero scettica.
Scetticismo scemato il primo sabato in cui sono scesa a roma e sono andata a spasso per la città con ele. Lì ho proprio dovuto ricredermi: ele aveva ragione.
Ad ogni angolo, ad ogni marciapiede c'erano uno o più piccioni che passeggiavano sereni, strafottenti e soprattutto ignari del business che si stava discutendo alle loro spalle; ci passavano rasenti, ci costeggiavano, ci sfioravano, quasi; ele mi diceva: vedi? Ma che ci vuole a prenderlo!? Guarda qui! Questo lo avremmo catturato in un attimo!...Fino a manifestare indignazione vera e propria per quei piccioni che quasi quasi ti tagliano la strada, tracotanti come sono e pieni di quel loro fastidiosissimo senso di superiorità. Verrebbe davvero voglia di acchiapparli e dir loro: forza, adesso non fai lo sbruffone? Adesso non mi tagli la strada?

Un indizio sui metodi di cattura, comunque, mi è apparso per caso sempre in una di queste domeniche pellegrine passate a studiare il mercatino dei fiori/degli uccelli.
Una volta, infatti, ho visto parcheggiato su un lato della strada un camioncino tipo ducato, con una delle portiere laterali aperte, dentro cui si vedevano sacchi e sacchi di mangime; al suo interno, neanche a dirlo, era pieno di piccioni che scroccavano questa abbondanza di semini e approfittavano della mancanza di custodia per sfondarsi di becchime. Data la facilità con cui la suddetta portiera poteva venire chiusa, intrappolando all'interno una buona dozzina di piccioni, mi è stato chiaro che quello è probabilmente il modo in cui i mercanti di uccelli li catturano per poi rivenderli pochi metri più in là. Che amarezza. Chissà perché, la scena mi ha fatto venire in mente il povero pinocchio che, sotto la promessa di tante meraviglie, viene portato nel paese dei balocchi dove, progressivamente, si tramuta in asinello.

Altra brillante trovata di ele: per accrescere il prezzo e venderli a cifre ancora più lucrose - per il venditore - si potrebbero spacciare per piccioni viaggiatori.
A quel punto si gioca tutto sulla forma: ele proponeva di suddividerli in gabbie e inventarci le rotte, tipo mettere in una gabbietta quelli che vanno in america del sud, in un'altra quelli che vanno in australia e così via fino a coprire tutto il pianeta. Li infiliamo in una gabbietta, prendiamo un pezzetto di carta, ci scriviamo sopra - che so - "terra del fuoco" e il gioco è fatto.

4 commenti:

  1. Posso entrare anche io nella società Piccioni & Co.?
    Sono sicura che Ginger può essere addestrata ad acchiapparli senza affondare troppo le unghie e i 3 dentini...

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  2. In caso di fallimento dell'impresa, mi propongo per disfarmi della merce invenduta....un paio di ideuzze sadiche già ce l'ho...

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  3. Oddio che ci fai con i piccioni d'avanzo??? Le collanine? :-)

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