C'è poco da fare, i piccioni mi fanno pensare alla mia amica luisa (che per discrezione chiamereremo luisa ricci).
Non che lei e loro si somiglino: al di là del fatto che appartengono a due specie diverse, non hanno neanche gli stessi colori; loro sono nero-grigi (a parte qualche raro piccione marroncino o pezzato) mentre luisa è bionda con gli occhi azzurri, anche se forse di questi tempi è più rossa con gli occhi azzurri, non ricordo. Insomma, sarebbe difficile scambiarli per consanguinei. L'associazione di idee è dovuta al fatto che, ai tempi del laboratorio teatrale del liceo, luisa era solita cimentarsi nell'imitazione del piccione. La rappresentazione le veniva benissimo: picchi di realismo erano raggiunti dalla riproduzione dello sguardo vano del piccione e dal modo che questi hanno di muovere le ali, movimento che luisa riproduceva attraverso un sapiente utilizzo dei gomiti e delle spalle. Un mito.
Ciò detto, a parte questo primo momento di tenerezza prodotto dal ricordo della cara amica, i piccioni non riescono a starmi simpatici. Sono brutti. Sono sporchi. Sono, soprattutto nelle grandi città, strafottenti. Passi la bruttezza e la sporcizia, ma la strafottenza proprio non la posso tollerare.
Ci sono molti aspetti dei piccioni che mi impensieriscono.
Uno: dove vivono?
So per certo che possiedono alcuni immobili in piazza cavour, a roma (in particolare sono coproprietari, con lo stato, di parte del palazzo di giustizia) e, data l'altissima concentrazione che si riscontra nel luogo soprattutto d'estate, immagino che abbiano delle strutture di appoggio pure in piazza san marco, a venezia. Intere colonie - o forse dovremmo dire società - di piccioni dominano piazza del duomo, a milano, e la loro presenza non risparmia neanche il campanile di giotto a firenze o le scalinate di san miniato al monte.
A questo punto sarebbe interessante capire su che base avviene l'attribuzione della base d'appoggio: se in funzione degli interessi culturali e professionali dei piccioni - gli studiosi di arte, gli archeologi, i restauratori vengono messi nei luoghi d'arte, mentre i professionisti della finanza abitano le nicchie sopra gli edifici bancari o sulla borsa di milano - o sulla base di un semplice principio territoriale per il quale ogni piccione rimane nella terra dei suoi avi. Vista la facilità con cui i suddetti si spostano questa secondo ipotesi, però, mi sembra poco credibile.
In ogni caso, i piccioni non si organizzano solo in condomini. Esistono anche famiglie singole, e proprio negli ultimi mesi ho scoperto che ce ne è una che abita sopra l'ultimo monitor, nel lato destro del binario, della stazione parigina di denfert-rochereau, RER B, direzione saint-rémy-les-chevreuse. Tutte le mattine vado lì sotto per controllare quanto dovrò attendere il trenino per orsay, e puntualmente trovo sporta la testa di un piccione che dall'alto monitora il via vai sottostante. Dalla confusione e dai movimenti irrequieti della vedetta si intuisce che, dietro di lui, c'è un traffico strano di altri piccioni, ma la visuale dal basso non consente di ottenere maggiori dettagli. Mi sembrano comunque dinamiche familiari, quelle che causano i movimenti inconsulti del controllore: un "fatti più in là che sennò ti vengo addosso con l'ala mentre mangio"; oppure un "oh, hai fatto in bagno che tra poco passa il treno?" fino a più infantili polemiche tra fratelli "mamma, danilo ha sputato una briciola di pane nel mio piatto e io adesso non posso più mangiare".
In definitiva, ciò che resta chiaro è che i piccioni hanno dei possedimenti tali da tappezzare ogni luogo di cultura e di potere della società italiana (nonché europea): a guardarne le proprietà sembra quasi di aver a che fare con un'organizzazione potente come comunione e liberazione o l'opus dei.
Aggiungo a questo che, con sommo rammarico, negli ultimi anni ne ho visti a bizzeffe non solo in europa, ma anche negli stati uniti e, ahimé, in brasile.
Due: ma i piccioni nascono grandi?
Lo chiedo perché non ho mai visto un piccione piccolo. I piccioni, salvo infime variazioni, sono tutti della stessa taglia, ma allora mi trovo costretta a pensare che, delle due, l'una: o le mamme piccione si tengono i piccioncini nel nido fino alla tarda età - e questo atteggiamento potrebbe essere stato mutuato dalla società italiana, dove risaputamente le mamme amano tenersi vicino il loro amato figliuzzo fino alla sua piena maturità, al fine di proteggerlo dalle femmine profittatrici (che non sanno neanche cucinare o stirare una camicia!) che si scaglieranno su di lui non appena questi farà il suo ingresso in società - esasperando il fenomeno fino al punto che, fin quando non raggiungono le dimensioni standard, non possono nemmeno farsi vedere in società, o i piccioni nascono monotaglia, ma allora non si spiega la gestione dell'uovo da parte della mamma - in particolare il processo di gestazione e di deposizione -, sulla cui dinamica, a questo punto, davvero non mi sento di indagare. Voglio fermare qui la mia immaginazione prima che si spinga troppo oltre.
L'assenza di piccioni pulcini, però, rimane un fatto inquietante e inspiegato.
Tre: i piccioni sono davvero stupidi come sembrano?
Un esperto ornitologo mi ha spiegato, di fronte alle mie insistenti denigrazioni dei piccioni, che in realtà essi sono animali intelligentissimi, in particolare la specie del piccione viaggiatore. Sic. Effettivamente, il fatto che essi, da qualunque parte del mondo partano, riescano a trovare la via verso il luogo in cui sono cresciuti, mi impressiona non poco: da fisico, l'unica spiegazione che trovo è che siano sensibili al campo magnetico terrestre e che ne abbiano una mappatura che permette loro di orientarsi. Da nemica dei piccioni, invece, mi sento di polemizzare: siamo sicuri che sia tutta farina del loro sacco? E se nel loro viaggio di ritorno fossero aiutati, che so, dalla nasa, dalle compagnie aeree low cost o dagli alieni? Finché non mi spiegheranno per bene la fisiologia del piccione e la dinamica che in essi produce questo straordinario senso dell'orientamento non mi piegherò ad ammettere il loro valore.
Mille altri interrogativi mi affliggono, ma per ora mi fermo qui.
Solo per ora: bisogna essere coraggiosi, di fronte ai piccioni. Farsi vedere spavaldi almeno quanto lo sono loro. E che cavolo!
post scriptum Mentre scrivo, un piccione è venuto a posarsi - o meglio: a tentare di posarsi - su un ramo dell'albero di fronte alla mia finestra. Sta facendo un casino: essendo i rami piuttosto leggeri, non appena il piccione tenta di affidare ad essi tutto il suo peso questi cominciano a precipitare, incapaci di sorreggerlo. Il piccione persevera. Cambia ramo e riprecipita ogni volta. Non capisce che rametti così sottili non possono sorreggerlo. Non ci arriva. Menomale che erano intelligenti. E va be'.
Al di là dello spettacolo infelice cui sto assistendo, ciò su cui mi interrogo sono le motivazioni della suddetta perserveranza: ha forse capito che sto parlando della sua specie? È stato inviato per spiare le mie mosse, per controllarmi, per - eventualmente - censurarmi? Quali ritorsioni devo temere, a questo punto?
Se nei prossimi giorni non avrete più mie notizie saprete con chi prendervela.
In tal caso, vi chiedo solo una cosa: fate giustizia.
Condivido con te l'odio per i piccioni, ma a questo punto la prossima volta che facciamo la cena chez Ginger con Luisa pretendo di vedere la sua imitazione del piccione (anche perché vedendo come reagisce Ginger possiamo valutare quanto è realistica: se si mette a fare quei versi ti ma-ma-maa-maa-ma direi che ci siamo).
RispondiEliminaniente versi, il mio è più un ruggito interiore che indica il rancore verso il mondo di cui è impregnato il maledetto piccione....
RispondiEliminaluisa, mi hai promesso la foto di te che imiti il piccione da inserire nel blog: sono in attesa!
RispondiEliminami trovavo di passaggio e non ho resistito, in quanto zoologo e, ahivoi, simpatizzante del piccione di città :D
RispondiEliminaC'è poco da fare, li trovo uccelli straordinari, capaci di vivere in un ambiente, la metropoli, nato in tempi recentissimi, sporco ed inquinato. Finalmente (insieme a topi e scarafaggi e pochi altri) qualcuno che ci possa dare del filo da torcere!
quanto alle tue domande Slvia:
1) sono sicuro che nel giro dei palazzinari romani i piccioni sono ben conosciuti e senz'altro temuti!
2)i piccioni nascono piccoli, ma soprattutto nascono ORRIBILI! hanno l'aspetto di un'anatra che abbia subito un orribile incidente deturpante e non si stia per niente riprendendo...becco slargato, gambe deboli e poche piume giallastre filiformi che a malapena coprono il corpo grassottello del pulcino (rigorosamente uno o due per volta). In effetti una delle tue teorie è giusta, il "piccolo" rimane nel nido e nei dintorni finchè non raggiunge dimensioni analoghe a quelle dell'adulto... (a volte si vedono i "piccoli" inseguire i genitori con un insistente, penetrante e fastidiosissimo pigolio-sibilo)
3) i piccioni hanno delle capacità mnemoniche e di navigazione sconvolgenti... un crudele esperimento (francese mi pare) coi colombi viaggiatori ha testato le capacità di "rientro a casa" di un gruppo di piccioni, provando ogni volta con distanze superiori. Be', sono riusciti (anzi, uno solo è riuscito) a rientrare nella colombaia parigina essendo stato rilasciato a New York...un bel volo transatlantico per tornare a casa...
Probabilmente si orientano col magnetismo terrestre e con la luce polarizzata (come fanno anche le formiche) mentre a scala locale usano molto l'olfatto e la memoria visiva ;)
Lelo
Lelo,
RispondiEliminail tuo commento mi onora perché sei un esimio etologo. Ero certa di un tuo intervento difensivo (già una volta avevamo avuto una discussione in proposito), ma sappi che non mi rassegno ad ammettere le capacità e il valore di questi animalacci.
E poi stai attento a non celebrare troppo i piccioni: potrei dare una soffiata ai più nobili pipistrelli (volatili senza bisogno di essere uccelli: woow!) che, immagino, ti considerino ormai roba loro, e potresti essere punito.
Ora rifletterò sulla storia della luce polarizzata e ti farò sapere a quali conclusioni giungo.
Un bacione!
silvia
condivido il tuo odio per i piccioni... c'è una fantastica canzone di rock russo che li piglia in giro, magari una volta te la faccio sentire ;)
RispondiEliminalo so che è un post vecchio, ma questa è una chicca irresistibile. Sembra che in ungherese il piccione abbia un verso codificato, come la gallina che per noi fa coccodè. E il verso è "burukk burukk". Pure accurato, secondo me!
RispondiEliminaCavolo, ma questa è davvero un'informazione importante!
RispondiEliminaGrazie Luisa per averla condivisa con noi.
Come l'hai scoperto? Ti sei data alla traduzione anche dall'animalese all'italiano?!
Effettivamente l'onomatopea è azzeccatissima...
semplicemente cazzeggiando in giro per i blog: uno rimandava alla pagina di un tizio che ha raccolto i versi degli animali in varie lingue. Lui in realtà i piccioni li chiama "dove", colombe, ma una mia amica biologa mi ha spiegato che la differenza è solo psicologica ;) trovi l'url nella mia firma perché qui non riesco a copiarla.
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