sabato 19 febbraio 2011

continui sorprusi e mortificazioni ad opera degli specchi: io dico basta!

Basta, ho deciso: è il momento di essere coraggiosi. Non posso più tacere di fronte ai sorprusi che da tutta la vita subisco ad opera degli specchi: le continue umiliazioni, gli sfottò, le prese in giro, le trappole...Ho quindi deciso di scrivere un post su questo blog per denunciare le amarezze di una vita in un mondo di specchi e vetrine e per cercare un riscontro nelle mie amiche femmine, al fine di sentirci meno sole nei dispiaceri che quotidianamente ci attanagliano quando uno specchio ci si para davanti.

Allora, cominciamo con una considerazione da fisico: IL MONDO E LA NOSTRA IMMAGINE IN ESSO NON SONO INVARIANTI PER CAMBIAMENTO DI SPECCHIO.
Mi spiego meglio. Prendi un - che ne so - martedì mattina in cui stai finendo di prepararti per uscire di casa: vai in bagno, ti guardi, ti riguardi, ti riguardi, ti riguardi (e, per essere realisti: ti riguardi, ti riguardi, ti riguardi, ti riguardi), e decidi che ciò che vedi è sufficientemente dignitoso e puoi azzardarti ad uscire di casa.
Prendi l'autobus, prendi la macchina, vai a piedi....il mezzo non conta: ciò che è certo è che ad un certo punto ti si parerà davanti una fottutissima superficie riflettente che inevitabilmente ti proporrà l'immagine di un povero mostro spettinato che cammina per la tua stessa strada, con il tuoi stessi vestiti, con la tua stessa borsa...Se la lista delle similitudini terminasse qui poco male, le coincidenze esistono: il vero dramma si consuma se, non sazi del sospetto che ci si insinua dentro e forse ingenuamente speranzosi in una smentita, andiamo ad aprire la borsa di quello stesso mostro, ne estraiamo il portafoglio e...ne peschiamo la carta di identità! Di fronte all'equivalenza dei dati anagrafici ogni illusione cade e ci riporta il tempo nelle città rumorose dove l'azzurro si mostra soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase, come direbbe montale. Insomma, sappiamo che quel mostro siamo noi.

Allora, delle due l'una: o noi ci siamo mostrificate nel tragitto da casa alla vetrina/specchietto retrovisore della macchina/vetro delle porte dell'autobus, o è in atto una fottutissima congiura ad opera degli specchi che si divertono a proporci immagini indebitamente storpiate della bella persona che tanto ci sbattia
mo a costruire. Sembra una follia, ma giuro che ogni tanto, quando arrivo davanti allo specchio del bagno in ufficio e mi vedo una specie di cespuglio in testa, occhiaie prima inesistenti e sguardo ebete e molto poco intelligente, mi chiedo che cosa diamine mi sarà mai successo nel percorso tra uno specchio e l'altro per subire questo declino, questa rovina e questo sbrindellamento.
Si dice: è la luce. E no! Non va bene! Dovrebbero esserci degli standard di illuminazione comuni a tutte le superfici riflettenti accessibili agli essere umani, perché noi povere femmine non possiamo subire questi cambi di percezione (con conseguente cambio di umore) ogni volta che un riflesso della noi stessa che cammina arriva sotto forma della noi stessa in versione fotoni e va a turbare gli occhietti il cervello il cuoricino della povera, sventurata noi stessa reale che si subisce 'sto benedetto trauma ogni volta, e deve stare zitta ed incassare.
Ma io dico: pure questi benedetti fotoni, non potrebbero
collaborare? Sono delusa,
indispettita: anni e anni a studiarli e questo è il modo in cui dimostrano la loro riconoscenza. Certe particelle sono proprio delle ingrate.

Parlando dell'argomento con diverse amiche, siamo arrivate alla conclusione che l'unico specchio gentile - vuoi perché
ammaestrato, vuoi perché costretto dal quieto vivere e dal fatto che dalla nostra parete non potrà mai schiodare - è lo specchio di casa (in particolare quello d
el bagno: quelli della camera da letto di solito sono più stronzi): lì mai uno sgarro, mai un'occhiaia, mai un minimo segno di stanchezza...
Sarà che anch'essi partecipano dei nostri sentimenti e imparano a volerci bene, o sarà solo il loro ruolo - quello di subdoli ingannatori, mentitori incalliti che ti trasformano in una strafica con una chioma da pubblicità della pantene quando invece hai in testa due spaghettini stropicciati perfetti per una pubblicità della barilla - nella congiura che gli specchi quotidianamente operano a dànno delle donne?
E poi: lei avrà pure reagito male e sarà stata eccessivamente rancorosa e vendicativa, ma alla povera strega di biancaneva potevano effettivamente pure girare un po' le scatole per le continue prese il giro del suo specchio mettitore di zizzania, o no?! ...E vogliamo parlare di tutto quel casino di sette nani, principi, mele e animaletti della foresta vari che è seguito alle provocazioni di uno stupido specchio?

Insomma, la storia e l'immaginario popolare fiabesco ci insegnano a diffidare degli specchi, e così mi consolo, pensando che gli specchi mentono di continuo e che io non sono quella che si vede da fuori, riflessa dalle vetrine, dalle porte degli autobus, dalle telecamere nei circuiti chiusi dei negozi di elettronica, ma sono quella che vedo io da dentro e che per fortuna nessuno specchio mi potrà mai storpiare.