mercoledì 8 settembre 2010

dedicato alle caprette

C'è poco da fare: a me la domenica piace andare a vedere le caprette.

Niente mi rilassa e stimola di più di guardare queste simpatiche creature che vivono felici la loro domenica pomeriggio con le loro simili o, magari, in compagnia di qualche altro strano animaletto.
Nell'ultimo anno la mia passione per le caprette è diventata via via più intensa, tanto che ora stanno cominciando ad emergere dentro di me, diciamo così, delle paure e dei sensi di colpa nei confronti delle pecorelle.
Come dichiarato in diverse circostanze ho un debito d'onore con la specie "pecorella" - potrei andare a cercarne il nome scientifico in giro su google, ma non mi va - anche perché convivo con una di esse da quando avevo 14 anni e ci siamo sempre volute tanto bene, sebbene la mia pecorella non sia una pecorella propriamente detta ma somigli, piuttosto, ad un parrucchino mal riuscito trovato in qualche negozio di parrucche negli anni 20 (dell'ottocento).
Non so perché ma le pecorelle, quantomeno nel mio personale immaginario, sono in qualche modo imparentate con le caprette (così come le rane sono tutte femmine e i rospi sono tutti maschi), e di entrambe non ho ancora ben capito quale dovrebbe essere il partner maschile (il montone? L'ariete? Lo stambecco????). Ho quindi paura che questo mio crescente entusiasmo per le caprette potrebbe essere a maggior ragione mal visto dalle pecorelle, che potrebbero accusare me di tradimento intestino, proprio con le loro cugine caprette, e cominciare a belare in modo polemico, rivolte a queste ultime, "parenti serpenti".

Insomma, non è a cuor leggero che pubblico sul blog questa dichiarazione di poetica, ma i tempi chiamano per un outing chiaro e coraggioso e ho deciso che non posso tirarmi indietro.
Spero che le pecorelle non me ne vorranno.

La capretta è un animaletto di carattere, c'è poco da fare.
Qualche mese fa eravamo allo Jardin Alpin, vicino Ginevra, e ho avuto una chiara dimostrazione della solidità caratteriale di questi ovini. Ero, infatti, lì a fare la stupidina e raccoglievo da terra foglie cadute e pezzetti di pane, e di tanto in tanto, quando il mio bottino di mondezza raggiungeva una soglia dignitosa, infilavo la mano tra la rete per dare da mangiare alle caprette accorse dalla mia parte. Finché la mano che porgeva loro il cibo era piena di qualcosa di commestibile tutto bene. Ad un certo punto, però (peccando di hybris, ora lo so), sentendomi meritevole di un contatto affettuoso e disinteressato con la capretta (dopo aver passato dieci minuti a nutrirla), ho osato allungare la mano vuota così, per fare una carezza, e...la capretta si è avvicinata, ha capito che la mano era vuota, e ha subito dato una cornata sulla rete come a dire: "Ao', ma che stamo a perde tempo qua?? Che me stai a frega'?!?!"...Insomma, dopo tanto penare non ho meritato manco un gesto d'amore dalla capretta ingorda, ma non ho potuto non apprezzare la fattività dell'animaletto, il forte senso pratico e la chiarezza mentale che ha dimostrato.

Un altro ricordo felice legato alle caprette si è formato nella mia testa, sotto la pecorella, non più tardi di domenica scorsa, quando siamo andati in un altro parco - questo ben più grande - e abbiamo trovato una mare di animaletti simpaticissimi capeggiati, manco a dirlo, da una grande varietà di caprette.
Come è nel loro carattere votato alla leadership, due caprette bianche e nere, una grande ed una piccola, c'hanno accolto nei pressi della cancellata di ingresso, come a dire buongiorno, ben trovati, siamo contenti della visita, e lì ho potuto constatare un'altra grandissima abilità delle caprette: il ventriloquismo.
E' successo infatti che una delle due caprette - quella piccola - stesse lì vicino alla rete a fare gli onori di casa, e che nel frattempo emettesse un sommesso "meeehhhh" senza muovere la bocca. Che figata! Per un attimo sono rimasta perplessa, ma quando mi sono convinta che il suono arrivava dalla nostra ospite, non ho potuto che segnare altri mille punti alle caprette e inchinarmi ammirata di fronte a tanta abilità.

Dopo aver girato per un po' nel parco siamo tornati dalle caprette, che a quel punto erano diventate tre: due piccoline scalmanate ed una grande sbragata per terra, disinteressata degli avvenimenti esteriori (apparentemente, forse: qualcosa mi dice che la capretta è sempre vigile), con l'aria cinica e annoiata di chi, nella vita, ne ha viste tante e non c'ha certo fantasia di starcelo a raccontare a noi. Le due piccoline, invece, hanno dato spettacolo: si sono infatti esibite in una lotta senza esclusione di colpi, correndo come scalmanate, zompando su un masso dalla cui sommità (quando non scivolavano come sceme) si avventavano poi sull'altra con la testolina in diagonale per rendere più efficace il colpo di cornette. Ahh, che meraviglia! Una delle due, in tutto questo clamore, è pure riuscita a fermarsi da noi a fare il pit-stop: si è infatti presa la fogliolina che le stavamo porgendo DA TRE ORE e poi è corsa via, più carica che mai grazie alle 0.001 calorie guadagnate con la nostra fogliolina, per tornare ad attaccare la sua amichetta.

Insomma, le caprette c'hanno il know how per un sacco di cose, ed io le ammiro sempre di più. Mi piacerebbe davvero, un giorno, finire non so come a vivere in una casa con un grande pezzo di terra e circondarmi di caprette isteriche e felici che mi corrono intorno e si mangiano le mie povere piantine.

p.s. I cuccioli di capretta sono stupendi, ma quelli umani sono ancora meglio, e ne ho avuto dimostrazione proprio allo Jardin Alpin. Mentre ero lì che, come una pupetta, cercavo di raccattare foglioline da terra per giocare a dar da mangiare agli animali, mi si è avvicinato un piccolo bimbetto cinese che non avrà avuto più di tre anni e, avendo visto che tanto mi affannavo a cercare del cibo, mi ha porto la sua manina e...mi ha dato tutto il mais che aveva dentro per darlo alle caprette! Sorvolando su chi sia stato l'adulto e chi il bambino in questa circostanza, confesso che mi sono commossa di fronte a tanta dolcezza, e questo piccolo scambio di mangime tra noi nutritori di caprette mi ha fatto sentire, come dire, molto orgogliosa anche di noi homo sapiens, che a volte sappiamo essere davvero speciali.